Camilla Alberti

Unbinding Creatures. Organismo 12 di Camilla Alberti (Milano, 1994) è una scultura che si sviluppa da una base in legno su cui si innesta una struttura di alluminio e acciaio rivestita con bende gessate, ospitante elementi di diversi materiali quali piccoli oggetti di scarto industriale, ferro, conchiglie o elementi di origine antropica manipolati dal mare, frammenti di vetro di murano.

Attraverso scultura, pittura, ricamo industriale e installazione Camilla Alberti tende, nel suo lavoro, a riflettere sulla relazione tra le forme del sensibile e sulle potenzialità insite nell’ibridazione e nella collaborazione inter-specie. In particolare la sua ricerca verte sulla necessità di individuare nuovi possibili modelli di coesistenza. Ognuna delle sue opere è un micro-mondo incentrato sulla relazione tra forme e oggetti diversi.

Il suo interesse va ai materiali di scarto o abbandonati, che siano di origine organica o industriale. Frammenti di qualsiasi cosa che lei stessa reperisce nei luoghi più diversi, nell’ambito di frequenti vagabondaggi: attraversamenti che si svolgono in aree rurali o che prendono la forma di una sorta di “archeologia urbana”.

Le sue opere si presentano quindi come forme organiche ispirate alla complessità degli ecosistemi; ibridi assemblage, ed esprimono l’idea dell’interrelazione tra gli elementi animati e inanimati che ci circondano. La sua ricerca si pone l’obiettivo di definire il paradigma di un rinnovato rapporto uomo – natura. Ognuna delle opere nasce da un immaginario pronto ad accogliere nuove narrazioni e mitologie multispecie.

Unbinding Creatures. Organismo 12 prende abbrivio dall’immaginario dei mostri (D. Haraway, 1992. A. Tsing, H. Swanson, E. Gan, 2017). Per Alberti gli organismi scultorei della serie Unbinding Creatures sono spazi e corpi al contempo, “abitanti abitati”, creature ibride che ripensano l’identità stessa di un essere vivente come nucleo complesso fatto di relazioni tra frammenti identitari differenti. Sono nuovi modi di raccontare il mondo.