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Elena Mazzi

Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984) è interessata al rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive.

Il suo ampio ventaglio di interessi comprende una curiosità di tipo antropologico nei confronti dei contesti, dei paesaggi, delle geografie; riferimenti alle scienze, e a discipline apparentemente distanti tra loro quali la finanza e la geologia; l’attrazione per i materiali e per le tradizioni artigianali. I suoi progetti sfaccettati, diversi tra loro, in alcuni casi decisamente a lungo termine, partono da un’ibridazione di questi campi di interesse da cui l’artista trae concetti, metodi e componenti diverse, al fine di generare forme, immagini, narrazioni.

Tutto prende il via da esplorazioni dei luoghi in cui si trova a lavorare; luoghi che l’artista cerca di scoprire nella loro specificità, attraverso lo sguardo delle persone che li abitano. Una volta individuati gli elementi su cui concentrarsi, Mazzi attiva rimandi tra tempi, spazi e persone; crea connessioni, stimola scambi di informazioni e di esperienza. L’opera che scaturirà da questo lungo processo ne costituirà infine una sintesi; senza rinuncia a una propria precisa valenza formale. In queste sue diverse forme di rappresentazione sono quindi presenti la stimolante ricchezza e la complessità del mondo di oggi.

Come scritto da Valerio Del Baglivo «Quando racconta di sé, Mazzi spesso riferisce della sua fortunosa presenza all’Aquila durante la notte del terremoto del 2009. Da quell’esperienza l’artista ha intrapreso una lunga e costante ricerca che l’ha condotta ad indagare le situazioni di crisi (intese nei loro vari aspetti sociali, economici, politici e geologici) e le conseguenti capacità dei soggetti coinvolti di superarle – in altre parole, forme di resilienza e modelli di riorganizzazione della vita quotidiana a partire da fenomeni di rottura» [1].

Il video Encounters, e la serie di sculture in vetro e argento ad esso associabili, rientrano nell’ampio progetto Becoming with and unbecoming with del 2019-2020.

In esso si fondono tematiche ecologiche e istanze legate alla cura. Come dichiarato dall’artista queste opere nascono dalla necessità di ritrovare una sintonia tra corpo e paesaggio e di recuperare un equilibrio tra un bioritmo dell’uomo e il naturale andamento del regno animale e vegetale. L’insieme nasce da una residenza in Islanda, dove l’artista si imbatte in un grande numero di scheletri di cetacei. Dal ritrovamento nasce un confronto nell’ambito del qiale emerge un senso di vitalità e di parentela, e nello stesso tempo la consapevolezza della vulnerabilità che accomuna l’uomo a questi grandi mammiferi marini nel comune confronto con l’ecosistema e con le forze naturali.

[1] Valerio Del Baglivo, Elena Mazzi, su Flash Art, 6 Dicembre 2016.

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Date
  • 11 Marzo 2020
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