Binta Diaw
Binta Diaw si interessa fin dagli esordi a temi coloniali e postcoloniali, alle migrazioni e alle loro dinamiche, all’esperienza diasporica; un’esperienza che, in quanto senegalese di origine, e spesso in movimento tra Milano, Dakar e Parigi, conosce personalmente.
Il suo lavoro si nutre di ampie ricerche storiche, di un patrimonio culturale personale, fortemente sentito e di uno sguardo dichiaratamente di genere.
Con energia critica e con forza evocativa Diaw esprime la consapevolezza delle dinamiche di potere a cui sempre sono state soggette le popolazioni africane, che pure non hanno mai davvero rinunciato a se stesse: la presenza un atteggiamento di resistenza pur nell’oppressione, di ricchezza culturale pur nella schiavitù è ciò che il suo lavoro vuole evidenziare. Per questo il corpus complessivo delle sue opere, che consiste anzitutto nel rivendicare questa storia, trasmette un forte senso di energia.
L’installazione Black Powerless II è tra le sue opere di esordio. Essa dà forma sensibile alla cruciale questione dello Ius soli. Si tratta infatti di una serie di calchi di pugni chiusi di ragazzi afro-italiani, posizionati verso il basso come a gridare la loro impotenza di fronte alle posizioni adottate dal paese in cui sono nati e cresciuti, l’Italia. Implicita nell’opera è l’urgente istanza di un riconoscimento dei diritti di una generazione invisibile.
Binta Diaw, Black Powerless II, 2021, installazione a muro di 10 elementi in silicone, dimensioni variabili
- 26 August 2024