• 
• 
• 
• 
• 

Emma Ciceri

Emma Ciceri è attratta dal potenziale di energia espresso dalle folle.

Le sue opere prendono abbrivio da grandi quadri collettivi: manifestazioni studentesche, concerti rock, trasferte in treno, uno stadio da cui il pubblico si sta ancora allontanando, una festa all’interno di un carcere. Ma, nel suo lavoro, l’aspetto impersonale di queste situazioni, i comportamenti collettivi con la loro forza trascinante e con la loro ripetitività non prendono il sopravvento; convivono invece con la singolarità degli individui.

Ad interessare Emma Ciceri è proprio il rapporto tra l’uno e l’insieme, tra la soggettività e la moltitudine, tra l’affermazione di sé e il senso di appartenenza ad un gruppo.

Le sue sono folle fatte di soggetti. Nell’ambito dei grandi momenti collettivi Ciceri isola ed esamina una serie di pratiche e di rituali socioculturali nei quali, ad emergere, sono personalità, particolarità, desideri. Sia nella sobrietà del linguaggio adottato che nel contenuto trasmesso, il lavoro di Ciceri può rappresentare una replica alla retorica dell’anonimato della moltitudine.

Nella sua opera si alternano il formato ampio e il carattere immersivo dei video e delle videoinstallazioni, e le dimensioni minute, il carattere volutamente scarno delle opere su carta.