Miroslaw Balka
Mirosław Bałka è uno dei più significativi artisti polacchi emersi dopo la Guerra Fredda.
Nato nel 1958 e cresciuto ad Otwock, una cittadina a pochi chilometri da Varsavia, egli appartiene a una generazione che si è trovata a diretto confronto con le complessità del Novecento e in particolare con le ripercussioni della Seconda Guerra Mondiale.
Il suo lavoro si sviluppa a partire da ricordi personali e da riferimenti alla storia della Polonia nell’ultimo secolo e della città di Otwock, in cui attualmente vive.
Basato inizialmente su una rappresentazione realistica della figura umana, negli anni questa ha finito per scomparire nella sua integrità, mentre il corpo, e per estensione la presenza e l’esperienza del soggetto, continuamente suggeriti, mantengono un ruolo centrale. Oggi le sue opere sono video, installazioni, sculture e disegni realizzati spesso a partire da materiali da costruzione, oggetti comuni, talvolta trovati, o materiali poveri, quali ferro, sapone, sale, cemento o pezzi di legno. Questi residui della vita quotidiana si possono integrare con l’uso di luce, calore e differenti temperature, suono e proiezioni video. Dati relativi a misure fisiche come altezza, lunghezza delle braccia e altro fanno da titolo a molte delle sue opere. Il lavoro ha dunque assunto modalità più sintetiche e minimaliste, mantenendo però, abbinata al carattere metaforico, una capacità narrativa.
Inoltre il carattere spoglio e austero e l’intensa qualità evocativa consentono alle opere di Bałka di travalicare la cornice storica e i riferimenti al contesto di origine; di assurgere a un potenziale comunicativo più latamente umano e di rendere, attraverso i temi del corpo e della memoria, e della loro relazione con lo spazio e l’architettura, il senso di una storia difficile e grave, le cui tracce, ineludibili, non possono che avere una profonda influenza sull’individuo.
Di Bałka presso lo Studio sono presenti due opere, 38 x 24 x 28 e 31 × 33 ×17 / … and I was here. In entrambe degli accessori personali, ossia una cintura e una borsa per le medicine, sono state riempite di sale.
L’opera 38 x 24 x 28 è costituita da una palla medica in cuoio riempita di sale, poggiata su una base di cemento. La palla medica, oggetto ormai desueto, fa riferimento al tema della cura. Il sale è un elemento altamente simbolico, presente in molte opere dell’artista; è parte del corpo, quindi indica il soggetto; è contenuto nelle lacrime e lo si perde facendo sforzo fisico; è puro e bello, può disinfettare e conservare gli alimenti; ma, come sostiene l’artista, “è anche capace di produrre dolore se sfregato su una ferita”. Anche il cemento è elemento ricorrente nelle opere dell’artista, così come altri materiali industriali. È semplice, ma carico di implicazioni: è legato al modernismo, che lo portò in auge come materiale di costruzione, e al suo portato storico e ideologico; quindi al desiderio di cambiamento e all’idea di progresso, ma anche al fallimento di queste istanze.
La forma circolare è un altro elemento ricorrente nel lavoro dell’artista. Che si esprima nell’aspetto fisico di un oggetto, come nel caso della palla medica, o nell’andamento ciclico di un video, si tratta di un modo per dire il girovagare della memoria e i corsi e i ricorsi della storia.
31 × 33 ×17 / … and I was here è una cintura, sistemata a cerchio, che riprende le misure dei fianchi dell’artista, a cui l’oggetto è appartenuto. Va collocata a muro, all’altezza corrispondente ai fianchi. L’interno del cerchio è pieno di sale.
L’opera è accomunata a 38 x 24 x 28 dalla forma circolare, dall’utilizzo di un oggetto recuperato, per di più appartenuto all’artista stesso, quindi capace a maggior ragione di conferire il senso di vita e di esperienza reale. L’uso del proprio corpo come scala di misura e punto di riferimento conferisce a 31 × 33 ×17 / … and I was here una decisa valenza autobiografica.
- 11 Marzo 2020