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Rä di Martino

Rä di Martino vive immersa in una realtà impregnata di televisione, di cinema, di internet. Già agli inizi del proprio percorso, l’artista chiariva: «Trovo che le esperienze vissute attraverso un film o la televisione siano altrettanto importanti e forti di quelle appartenenti alla vita reale, e le immagini finiscono per imprimersi nella memoria “emotiva” dello spettatore».
Questa virtualità, nella quale, per ragioni biografiche, si è formata, la porta a rilevare come oggi la distinzione tra soggetto e oggetto, realtà e finzione, mito e quotidianità si stia allentando. Il suo lavoro si basa su un gioco di specchi, di rimandi, di rinvii; sulla dislocazione e sull’inesauribile possibilità interpretativa di qualsiasi situazione; come se la vita fosse un palinsesto aperto e ci consentisse di appropriarci di ciò che più ci persuade, o di riattivare situazioni del passato, di riconvertirle inserendovi le nostre varianti.

Nelle proprie opere Rä di Martino tende a partire da elementi reali per poi assimilarli alla finzione della cinepresa; in molti casi prende abbrivio da storie già raccontate e ce ne presenta versioni alternative; a volte è lei stessa a indurre una situazione per poi documentarla e testimoniarla; ma per lo più, come scrive Chiara Bertola in Rä di Martino 2011-2001 «Rä ha una sorta di pudore a scrivere nuove sceneggiature per i suoi video, preferisce recuperare e riciclare quello che già esiste sul mercato delle immagini. In questo modo, però, dà vita ad altre narrazioni, altre storie, altre visioni rispetto a quelle stereotipate e dominanti […]». «Il suo lavoro si sviluppa in un dialogo continuo con il mondo della finzione, della fiction diventata mitologia collettiva, una finzione che invade la realtà, che la trasforma, venendone a sua volta stravolta, ridefinita, riconnotata. Ma più ancora è con i resti di tale mondo immaginario che si confronta l’artista, con ciò che ne rimane dopo il consumo vorace della società: lavorare sui rifiuti, riciclare materiale già usato, è allora una scelta etica oltre che stilistica, una presa di posizione rispetto a un sistema mediatico pervasivo che non può che produrre eccedenze, accumuli di spazzatura culturale, montagne di frammenti non assimilati, non integrati, che a un certo punto vengono abbandonati» [1].

 

[1] Chiara Bertola, Chasing reality through the remains of imaginations, in Andrea Busto (ed.), Rä di Martino 2011-2001, Carlo Cambi Editore, 2012.

 

 

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Date
  • 11 Marzo 2020
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